"Che la Fenice more e poi rinasce, quando al cinquecentesimo appressa|erba ne biada in vita sua non pasce, ma sol d'incenso lacrima e d'amomo, e nardo e mirra son l'ultime fasce" (Dante, Inferno XXIV, 107-111), così Dante descriveva la Fenice ma certo non immaginava che un giorno questi versi avrebbero riassunto la filosofia realizzativa di un ponte in acciaio.
"Che la Fenice more e poi rinasce", e proprio come la Fenice il ponte di Piacenza è rinato dalle sue ceneri: il rottame del vecchio ponte è stato acquistato dall'acciaieria che ha prodotto i profili necessari alla costruzione del nuovo ponte, gran parte delle pile sono state rigenerate, a conti fatti quasi una rinascita a bilancio zero che certamente farà piacere all'ambiente.
"Erba ne biada in vita sua non pasce", e così come la Fenice il ponte non richiederà l'utilizzo di altra materia e energia per percorrere la sua vita utile. Questo grazie ai trattamenti anticorrosione e di finitura che sono stati impiegati.
Anche tempi e metodi di costruzione del ponte sono da record: 8000 tonnellate d'acciaio riciclate, trasformate, protette e installate: ecco alcune foto scattate in cantiere durante la costruzione (gentile concessione di ANAS).
Un opera d'eccellenza dove ogni professionista ha condiviso la propria esperienza con i colleghi. Un'opera che ha visto tutti gli attori operare e confrontarsi sullo stesso livello: una vera orchestra dove la tecnica viene asservita all'Uomo.
E infine un bellissimo articolo che illustra tutta la storia di questi 18 mesi pubblicata da Quarry and Construction: "Strade e Costruzioni: un ponte da record a Piacenza".